Recensione di La réclame dell’Apocalisse di Marco Carnevale: uno schiaffo a Google e Facebook

Come La réclame dell’Apocalisse di Marco Carnevale sfida il mondo della pubblicità digitale, esponendo i suoi vizi e le sue rare virtù. Una lettura che trasforma ogni professionista in un critico informato.

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La réclame dell’Apocalisse di Marco Carnevale, con il suo assordante grido di denuncia, si è insinuato irrimediabilmente nella mia testa e non riesco a darmi pace. I dubbi non sono banali per me che con il marketing digitale ci lavoro.

Ammettilo. Quante volte hai pensato che la pubblicità digitale possa non essere tutto quel che promette? Certo che sì! Lo abbiamo fatto anche per gli spot tv e la pubblicità sui giornali.

Tecnicamente La réclame dell’Apocalisse è un pamphlet. In realtà è un vero e proprio squarcio sulla realtà del digital advertising, che ci mostra senza filtri i suoi difetti (tanti) e le sue poche virtù. 

Marco Carnevale ci guida in un viaggio attraverso le promesse infrante di un settore che doveva rivoluzionare il marketing, giurando interattività, trasparenza e un taglio dei costi. Ma che si è rivelato essere un campo minato da dati truccati, frodi e una crescente avversione del pubblico verso la pubblicità.

La réclame dell’Apocalisse, con la sua scrittura diretta e senza compromessi e la sua struttura a galleria espositiva, non si limita a criticare; offre una panoramica dettagliata su come la digital advertising – o meglio l’advertising technology o adtech – sia diventata protagonista di un disastro annunciato. Se ti interessa capire come non cadere nelle trappole delle promesse di un marketing digitale troppo spesso disonesto, questo libro apre gli occhi e scuote le coscienze. 

E te lo dice uno che nel marketing ci sguazza tutti i giorni: qui c’è da imparare, e tanto.

Promesse infrante: la dura realtà del digital advertising

Il digital advertising prometteva il paradiso: interattività al massimo, misurazione precisa come un orologio svizzero, costi ridotti all’osso, e pubblicità così mirate da sembrare quasi magia. 

E invece? 

Siamo finiti in un vero inferno digitale. Marco Carnevale nel suo La réclame dell’Apocalisse scava a fondo e ci mostra la realtà: zero interattività vera, dati spesso manipolati come in una partita a carte truccata, e un diluvio di risorse sprecate che nessuno sa più come fermare.

Vogliamo parlare dei giganti della Big Tech come Google e Facebook: hai mai pensato a come gestiscono i dati che raccattano sul web? Carnevale ci fa vedere come queste aziende abbiano creato un sistema chiuso, quasi monopolistico, dove gli strumenti per misurare l’efficacia pubblicitaria sono tutti interni

Comodo, no? 

Tu spendi e loro ti dicono: Fidati di noi, sta funzionando!. Ma sta funzionando davvero? Il libro ti porta esempi concreti di come la realtà sia ben diversa, con una montagna di investimenti che finisce per non portare i risultati sperati. Ecco, questo è il cuore del problema. Preparati a un viaggio che ti farà vedere la pubblicità online sotto una luce completamente diversa.

Nel 2019 Adidas ha condotto un test secondo il quale le vendite sul suo e-commerce internazionale erano generate dai “media tradizionali”. Cosa ha deciso Adidas? Di investire nuovamente nei media tradizionali.

Programmatic Advertising: Automazione o Autodistruzione?

Prima di andare avanti, fermiamoci un attimo a capire cosa diavolo sia questo Programmatic Advertising di cui tutti parlano. In poche parole, il Programmatic è quel processo che automatizza l’acquisto e la vendita degli spazi pubblicitari. Al posto di trattative umane, ci sono algoritmi e tonnellate di dati che decidono in un batter d’occhio dove e a chi mostrare un annuncio. 

Suona futuristico, vero? 

In teoria, dovrebbe essere la soluzione perfetta per colpire il bersaglio giusto al momento giusto.

Ma ora ti svelo la parte che molti tendono a ignorare: questo sistema è pieno di crepe. La trasparenza è praticamente un miraggio. I dati possono essere manipolati, e le frodi? Sono all’ordine del giorno. 

Pensa a robot che cliccano su annunci in siti fantasma, bruciando budget pubblicitari senza che un occhio umano veda mai quegli annunci. E la qualità della pubblicità? Spesso scade perché tutto si riduce a inseguire numeri invece di creare connessioni vere con le persone.

Marco Carnevale nel suo libro tira fuori tutti questi scheletri dall’armadio, mostrandoci come il Programmatic, se non gestito con cura, possa trasformare la pubblicità in una giungla digitale dove la quantità seppellisce la qualità.


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Marco Carnevale sfida il Culto della Tecnologia

La réclame dell’Apocalisse non le manda a dire, e questo è chiaro fin dalle sue prime pagine. In stile diretto, tagliente, qua e là un pizzico di turpiloquio ma senza paura di puntare il dito contro le grandi macchine pubblicitarie digitali. Carnevale scava sotto la superficie luccicante dell’adtech per rivelarne le fondamenta marce, usando un linguaggio che chiama le cose con il loro nome, senza giri di parole.

Uno dei bersagli preferiti di Carnevale è il cosiddetto feticismo tecnologico. Va spiegato: nel mondo della pubblicità digitale, c’è questa tendenza ossessiva a venerare ogni nuova tecnologia come la panacea di tutti i mali del marketing. 

Nuovi algoritmi, nuove piattaforme, nuovi dati — tutto sembra promettere rivoluzioni che poi, nella realtà dei fatti, si rivelano spesso fumo negli occhi. Carnevale smonta pezzo per pezzo questo culto della novità tecnologica, mostrando come spesso si traduce in soluzioni che non solo non risolvono i problemi esistenti, ma ne creano di nuovi, complicando un panorama già di per sé intricato.

Con La réclame dell’Apocalisse, Carnevale ci invita a fare un passo indietro, o prendere una lunga rincorsa per saltare oltre il brillio delle nuove tecnologie e chiederci: stiamo realmente migliorando, o stiamo solo complicando le cose?

In queste due pagina Marco Carnevale racconta il dialogo avuto con un CEO nel corso di una gara di concessione. Quello che si legge è sorprendente.

La réclame dell’Apocalisse: attacco al o difesa del Marketing Digitale?

Questo libro non è solo una lettura, è una sveglia che suona forte (per tutti quelli che vogliono sentirla) nel mondo del marketing e della pubblicità. 

Per i professionisti del settore, La réclame dell’Apocalisse rappresenta un punto di riflessione cruciale: ti spinge a interrogarti sulle pratiche attuali e sul loro reale impatto. Potrebbe essere il catalizzatore che ci spinge a ripensare strategie, a privilegiare l’etica e la trasparenza, e a ridare valore alla creatività rispetto alla fredda logica dei dati.

Ma c’è di più. 

Se sei un consumatore o un investitore, questo libro si trasforma in un vero e proprio scudo. Ti offre gli strumenti per riconoscere e difenderti dalle manipolazioni di un’industria che troppo spesso cerca di trascinarti dove non vuoi andare. Capire come funzionano le dinamiche dietro alla pubblicità digitale ti rende meno vulnerabile e più consapevole delle tue scelte.

Insomma, leggere La réclame dell’Apocalisse è più di un’illuminazione; è un atto di empowerment. Ti permette di guardare dietro il sipario e di prendere decisioni più informate, sia che tu stia pianificando la prossima grande campagna di marketing sia che tu stia semplicemente navigando online. E questo, credimi, è il primo passo per non essere più un semplice spettatore, ma un attore consapevole nel teatro del digitale.

La mie considerazioni personali su La réclame dell’Apocalisse

Considero il libro di Marco Carnevale uno dei più illuminanti che abbia letto negli ultimi anni. Una volta divorato, il mio cervello ha iniziato la “fase di antitesi”

Perché la pubblicità sui mass media dovrebbe essere più sincera del digital marketing? Quante televendite, spot, quarte di copertina sono contornate da illeggibili postille trabocchetto? Devo credere ciecamente a un AD, CEO o Grande Capo che confessa che dopo aver ottenuto “più spazio in televisione” ha raggiunto una crescita a due cifre del fatturato? E non potrebbe essere il risultato di altre azioni commerciali combinate tra loro? 

Altro pensiero: Marco Carnevale chiarisce che se si tratta di una piccola attività imprenditoriale il marketing digitale è una forma di promozione e pubblicità comunque più conveniente rispetto alle possibilità di cinquant’anni fa. Alla luce di questo, potrebbe essere più costruttivo divulgare buone pratiche affinché tutto l’universo pubblicitario italiano trovi finalmente una quadra in termini di:

  • richieste di pubblicità di piccole aziende che non siano campate per aria
  • strategie e tecniche etiche di comunicazione che non siano semplicemente quelle di truffare il cliente
  • onestà professionale e intellettuale condivisa tra chi comunica per il consumatore e chi si presenta fisicamente “a casa” sua – il reparto commerciale.

Forse il mio è un pensiero utopico, ma se nessuno da inizio al cambiamento, il cambiamento non si palesa all’improvviso.

Perché Questo Libro Cambierà il Tuo Modo di Vedere la Pubblicità

Se lavori nel marketing, se investi in pubblicità o se semplicemente ti capita di essere un consumatore nell’era digitale, La réclame dell’Apocalisse di Marco Carnevale è un libro che non puoi permetterti di ignorare

Ti offre un punto di vista critico che va controcorrente rispetto al clamore tecnologico, mostrandoti cosa si nasconde dietro la brillante facciata dell’adtech.

Carnevale lancia un appello potente alla creatività: non rinunciare al tocco umano che nessun algoritmo potrà mai sostituire completamente

Il suo libro è un inno alla resistenza creativa in un mondo che sembra sempre più dominato dalle macchine. Ti spiega perché, nonostante la crescente onnipresenza della tecnologia, la creatività rimane essenziale per comunicare in modo efficace e toccare davvero il cuore e la mente delle persone.

Leggere questo libro non solo ti renderà più consapevole delle trappole nascoste nel marketing digitale, ma ti ispirerà a pensare in modo più creativo e umano. È un’arma critica in un arsenale moderno e un faro di speranza per chi crede che la pubblicità possa essere ancora un’arte, non solo una scienza.

Per approfondire sul tema Digital Marketing:


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