Benvenuto nel magico mondo della parola disegnata ad arte di Chiara Gandolfi, in arte Balenalab. Ho chiesto a Chiara cosa significa vestire i panni di una Verbal Designer e mettersi a giocare con il linguaggio per realizzare fantastici universi mai esplorati.
Chiara è un’esperta nel creare l’identità verbale per aziende e brand, ma oggi parleremo anche del lato umano della comunicazione. Dopotutto, come disse una volta Confucio, “Scegli le parole con cura: se le parole sono sbagliate, allora anche ciò che ne segue sarà sbagliato“.
Per chi si occupa di scrittura e comunicazione d’impresa, Chiara Gandolfi è un nome che risuona spesso nei corridoi. Ha pubblicato un manuale digitale sul suo metodo di scrittura. Ha lavorato in radio, teatro e presta la sua bella voce e tanti progetti. Tiene corsi e laboratori di scrittura creativa e autobiografica.
E ora ho finito lo spazio per presentare l’ospite a lascio all’intervista il compito di farti innamorare del lavoro del Verbal Designer.
L’intervista a Chiara Gandolfi, Verbal Designer. freelance
Giocare con le parole: chi è e cosa fa Chiara Gandolfi
Ti seguo da tempo e ogni volta resto sbalordito dalla tua capacità di giocare con le parole e generare dei capolavori. Per me sei questo: il Re Mida delle parole. Ma potresti raccontare al lettore chi sei e cosa fai in questo momento della tua vita? Sei nata Re Mida o ci sei diventata?
Sono Chiara Gandolfi, lavoro con le parole scritte e pronunciate. Mi occupo di progettare l’identità verbale dei brand (nome, payoff, voce e tono di voce) e di registrare con la mia voce, audio per spot, video, audioguide, app.
Al primo tema di italiano del quarto ginnasio ho preso 5– quindi forse direi che se sono nata Re Mida non tutti erano d’accordo 🙂
Ho sempre scritto, o meglio, ho sempre sperimentato con la lingua. Ho inventato neologismi e ci parlo anche con queste nuove parole. Piego e stendo la lingua per arrivare a dire con le sfumature che sento. La lingua non esiste in sé, esiste per essere usata. La porto dove voglio, ai confini dei sensi, o forse mi illudo e sono le parole a portarmi in giro. In ogni caso, con loro mi ritrovo sempre in posti molto interessanti.
La funzione della filosofia per un Verbal Designer
Il tuo background. Ti sei laureata con una tesi in filosofia dei linguaggi. Prima di tutto, ti chiedo cosa o chi ti ha spinto a scegliere il percorso di istruzione che hai seguito. E poi, quanto peso ha il pensiero filosofico nel tuo lavoro?
Mi sono laureata con una tesi in filosofia dei linguaggi perché ho avuto la fortuna di incontrare un professore appassionato delle relazioni tra le persone e gli accadimenti, tra i linguaggi e le cose che succedevano usandoli. Ancora oggi siamo in contatto perché lo ritengo un luminare del settore. Una persona luminosa, in tutto quello che fa. Il corso di filosofia dei linguaggi si inseriva nell’indirizzo Comunicazione dei mass media nel corso più ampio di Scienze della Comunicazione.
Ho scelto questa facoltà perché c’erano esami molto diversi: economia, psicologia sociale, diritto della comunicazione, teoria e tecnica del cinema, della tv, editoria multimediale. Ero sicura che non mi avrebbero annoiato. Fino all’ultimo sono stata indecisa tra questa facoltà e psicologia. Poi alla fine è successo che la psicoterapia ai brand la faccio comunque.
La filosofia aiuta a relativizzare la propria vita, è un invito a connettersi ai nostri pensieri e a metterci in ascolto di quello che vogliono dirci. Ho sempre avuto la tendenza ad analizzare molto le emozioni e cosa provavo nella vita. Gli studi filosofici mi sono sembrati la naturale prosecuzione. La filosofia non dà soluzioni, lascia aperte tutte le domande. Nel mio lavoro, dona ampiezza all’essere, non è tanto visibile, ma c’è. Nella parte analitica soprattutto.
Ora con il progetto Immersioni, un ciclo di mail che affrontano temi che mi stanno a cuore come l’identità, la casa, la performance, la famiglia, il corpo, forse si vede un po’ di più perché ogni tanto tiro in ballo qualche filosofo che ci può dare un punto di vista sull’argomento.
Potresti essere interessato a leggere: Brand Identity: disegna la tua identità di marca coerente e memorabile
Cosa ti affascina dell’uomo nel tuo lavoro di Verbal Designer
Dal mio punto di vista, filosofia, sociologia, antropologia (vogliamo metterci anche l’etologia? Perché no!) sono materie collaterali al settore marketing e comunicazione d’azienda. Nel libro di Yuval Harari, Sapiens, l’autore afferma che la principale rivoluzione nella storia dell’uomo è stata quella cognitiva. Ovvero la capacità di sviluppare comunicazione prima di tutto per dar vita a storie, fatti immaginari. C’è qualcosa che ti affascina dell’uomo, in relazione al lavoro che fai?
Degli esseri umani mi intriga la diversità, la possibilità che mi danno di vivere le loro vite attraverso le parole che scelgo per raccontarli.
Per esempio ieri ho avuto una call con una signora che ha fondato l’impero del gelato a Seattle. Mi raccontava 30 anni di sfide, di progressioni, di piccoli passi e di grandi falcate. La sua vita tra Italia, Seattle e California. Affascinante.
Ascolto le loro storie, me ne innamoro anche io, le aiuto a passare da una vita all’altra. Li incontro nei loro momenti di cambiamento e io sono una fan del cambiamento. Trovo che questi momenti possano sprigionare un’energia creativa pazzesca.
Perché hai scelto di vivere a Parigi
Vivi a Parigi, città dell’amore e della Belle Époque. Perché hai scelto di stabilirti qui (se ti va di raccontarcelo)? Che significato ha vivere nella capitale francese quando sei un italiano – storico cugino transalpino in competizione?
Ho seguito l’amore, la mia si conferma una geografia amorosa. Ho conosciuto Roberto in Italia durante un Freelance Camp. Abbiamo avuto una storia a distanza di 3 anni Parigi-Lago di Garda e poi ho deciso di raggiungerlo.
I francesi adorano gli italiani. Dovunque vado, chiunque incontro mi dice “Oh, l’Italia” con una nostalgia e un affetto che ci si potrebbe realizzare un film ogni volta. La apprezzano, la mangiano, la vivono, la visitano, la sognano. Il mito della Dolce Vita è molto presente. Per me vivere qui è una bellissima opportunità di crescita, tra le altre cose di lasciarmi dietro quello che non mi piaceva della provincia italiana: il giudizio, la chiusura di certe visioni.
Qui potrei uscire anche nuda di casa e nessuno mi guarderebbe. Difficilmente ci si sorprende della stravaganza, mai si giudica. Parigi possiede tanta diversità, è nella sua natura essere tutto e il suo contrario.
Il campanilismo imprenditoriale nella sfida Italia vs Francia
Trovi differenze tra un cliente francese e un cliente italiano? Campanilismi a parte, dal punto di vista del ragionamento strategico e imprenditoriale?
Per la parte di identità verbale lavoro ancora con clienti italiani. Per la parte di voce invece lavoro con tutta l’Europa. Non credo ci siano grandi differenze tra italiani e francesi.
Ho avuto la fortuna di incontrare persone gentili, organizzate, rispettose. I pochissimi clienti deludenti che ho incontrato nella mia storia da libera professionista erano tutti italiani. I tedeschi e gli svizzeri sono i miei preferiti. Precisi, organizzatissimi, puntuali nei pagamenti, non sono uno stereotipo, sono veri 🙂
Innovazione tecnologica: come la vive Chiara Gandolfi
Il tuo rapporto con l’innovazione tecnologica. Oggi si sente tanto parlare di ChatGPT, Dall-E, Midjourney, Intelligenza Artificiale applicata alla creatività, generazione di testi e immagini attraverso comandi imposti agli algoritmi. Che idea ti sei fatta di tutto questo?
Non sono la più titolata per parlare di AI.
Sono una che arriva molto dopo alle tecnologie, quando tutti hanno detto ok, è facile, possiamo usarlo, ci fa più bella la vita. Ho provato un pochino a usarla e quello che ne ho dedotto è che una macchina ha ancora bisogno di noi per funzionare. Le giuste domande, i ragionamenti che ci sono dietro.
Può essere uno strumento per velocizzare certi fasi del nostro mestiere, per raccogliere spunti, ma attualmente non può essere la soluzione a un problema creativo.
Quale filosofo ha predetto l’attuale scenario della comunicazione?
Riesci a trovare uno o più filosofi che hanno predetto l’attuale scenario comunicativo che stiamo vivendo oggi?
Marshall McLuhan è il profeta della comunicazione per eccellenza.
Aveva parlato di villaggio globale molto prima dell’avvento di Internet, aveva anche detto “Il messaggio è il mezzo“. Aveva avuto questa premonizione secondo cui i media sarebbero stati in grado di plasmare il mondo, in cui i flussi comunicativi avrebbero invaso i nostri ambienti e le nostre coscienze e avrebbero rivoluzionato gran parte della nostra vita.
E beh, ci siamo.
Spiega il lavoro del Verbal Designer a un responsabile d’azienda
In una serie di interviste a esperti SEO chiedevo agli intervistati di spiegare con parole loro il lavoro del SEO Specialist a una nonna immaginaria. Purtroppo – o per fortuna – hai già spiegato il tuo lavoro di Verbal Designer a un’ipotetica nonna o mamma in un’altra intervista. Allora ti chiedo, come lo spiegheresti a un responsabile d’azienda?
Mi occupo di dare forma all’identità di un brand attraverso le parole.
Poi siccome il responsabile d’azienda è una delle persone a cui mi rivolgo, prendo le prossime parole dal mio sito web per continuare a spiegare perché credo rendano bene il concetto di ciò che mi spinge:
“Incoraggio le aziende a essere eccezionali e a dimostrarlo. A riconoscere la propria diversità, valorizzarla, esprimerla con forza e farla diventare il motivo potente per cui le persone le scelgono, i competitor le stimano (o non le sopportano), i clienti tornano e comprano ancora. So leggere dietro e dentro quello che mi dicono. Do senso ai pensieri e parole ai segreti che le persone custodiscono o che non sanno di custodire. Entro, mi sporco, tiro fuori, unisco, do forma. Quando finisco sono più scoperta anche io.”
Perché curiamo sempre più il contenitore e non il contenuto?
L’importanza dell’approfondimento. Immagino che, per il lavoro che fai e la persona che sei, per te approfondire un pensiero o un argomento assume grande rilevanza. È davvero così? E vale solo per il lavoro del comunicatore o per ogni essere umano? E come mai stiamo andando sempre più verso la cura del contenitore e non del contenuto?
Sì, è così. Ogni cliente mi fa entrare nel suo mondo, mi porta il suo linguaggio, il suo vocabolario, le sue dinamiche, le relazioni, i punti di forza, i suoi progetti, le sue paure. Io devo entrarci e comprendere i suoi codici.
L’approfondimento vale per chi vuole. Ogni essere umano decide a che livello di profondità e consapevolezza vivere la sua vita.
Nella comunicazione contenuto e contenitore sono sempre più legati e interdipendenti per questo adesso ci si lavora molto. Per tutto il resto, penso che sia uno dei tanti modi che l’essere umano ha trovato per esorcizzare la morte.
Possiamo vivere di più grazie alla medicina, continuiamo ad agghindare le nostre esistenze di auto performanti, vestiti costosi, agi, case in tutto il mondo, comfort, l’ultimo smartphone. Arrediamo le nostre vite per dimenticarci che un giorno finiranno.
Lavorare per guadagnare o per spirito francescano?
Quando racconti di aver iniziato con la recitazione ma hai lasciato stare perché si guadagnava poco, hai detto di essere pervasa da spirito francescano perché sei finita a lavorare con la scrittura (LoL). E se essere francescani non sia infondo questo grande peccato? Credi sia possibile fare un lavoro per passione e non per mero business? Ho per caso spoilerato un segreto?
Per me il lavoro è lavoro.
Certo, mi piace e lo so fare bene e mi diverto anche in alcuni momenti, ma se potessi non lavorerei. Ho talmente così tante cose che vorrei approfondire, imparare, vedere che non avrei tempo per lavorare. Le passioni per me sono altrove.
La potenza delle parole: perché chiediamo a un robot di sceglierle per noi?
Nei tuoi post Instagram dici spesso che le parole sono potenti. Hanno il potere di farci fare determinate scelte e azioni. Allora perché, secondo te, l’uomo ha deciso di creare robot a cui demandare la produzione di testi?
Per permettermi di seguire le mie passioni? 🙂
Puoi approfondire l’etica dell’Intelligenza Artificiale qui: Intervista a Margherita Benzi, Professoressa di Logica e Filosofia di UNIUPO
Chiara Gandolfi ci tiene a ribadirlo: “Le parole sono importanti!”
Comunicazione verbale vs Comunicazione visiva
Hai mai pensato a Comunicazione Verbale e Comunicazione Visiva come due antagonisti all’interno della stessa arena? È possibile che, in certe situazioni, una prenda (più o meno deliberatamente) il sopravvento sull’altra? E chi vince alla fine?
Ma no, sono amici, degli alleati preziosi. Dipende che esperienza vogliamo costruire, possono stare in equilibrio o in desiderato disequilibrio. Basta che sia strategico, per me va bene.
Suggerimenti per appassionati di scrittura di Chiara Gandolfi
Nella tua esperienza professionale sei stata tante cose. Ma se dovessi dare un suggerimento a tutte quelle persone a cui piace scrivere e vorrebbero farne un lavoro, cosa diresti?
Fate altro per qualche anno. E se poi questo pensiero della scrittura ritorna e vi ossessiona allora è il momento di darvi una chance.
Ringraziamenti
Vorrei ringraziare di cuore Chiara Gandolfi per aver condiviso con Facile Web Marketing la sua esperienza e conoscenza in ambito di identità verbale e comunicazione. Grazie per aver accettato di dedicare il tuo tempo a questa intervista e per averci fornito spunti interessanti su come scegliere le parole giuste per esprimere al meglio noi stessi e le nostre attività.
Per entrare in contatto con Chiara e i suoi progetti di comunicazione è possibile consultare il suo profilo LinkedIn o Instagram oppure iscriversi alla sua preziosa newsletter Immersioni.