Cristiano Carriero è uno Storyteller, Co-fondatore de La Content Academy, collabora con Ad Mirabilia in ambito digital PR, insegna storytelling e scrittura a La Classe.
Giornalista, scrive di calcio e cultura per Esquire, Rivista11 e Il Fatto Quotidiano e di lavoro per SenzaFiltro. Ha già pubblicato per Hoepli 12 titoli tra cui Facebook Marketing, Content Marketing, Post Social Media Era.
Inoltre Cristiano è curatore della collana web 2.0 edita da Hoepli. Nel tempo che gli resta, scrive anche romanzi. L’ultimo si chiama 24 Dicembre. La sua newsletter (non me ne perdo una 😅) è L’ho fatto a Posta – ti consiglio di iscriverti.

L’intervista a Cristiano Carriero, storyteller e imprenditore
Cos’è lo Storytelling e come si sviluppa: la definizione di Cristiano Carriero
Entriamo subito nel vivo: storytelling. Ricordo che qualche hanno fa era un trending topic incontrastato. Un po’ come il nero che sta bene su tutto. “In questo post ho fatto un po’ più di storytelling, che faccio lascio?”. Poi com’è andata a finire? Si fa ancora storytelling e che cos’è?
Al di là dei trend topic, lo storytelling non è una moda, ma un mindset da acquisire.
È andata a finire che chi lo ha trattato come trend del momento, non è riuscito in alcuna maniera a farlo crescere, a utilizzarlo come leva di business, viceversa chi ne ha capito l’importanza l’ha usato per rendere la propria comunicazione memorabile.
Lo storytelling non è una supernova che esplode da un momento all’altro. Piuttosto è una palla di neve: rotola piano piano e diventa sempre più grande.
Storytelling per PMI: cosa pensa Cristiano Carriero
Per un momento indosso i panni della PMI italiana e mi chiedo: fare storytelling d’azienda è qualcosa che possono permettersi tutte le imprese? Ad esempio io sono convinto di non essere fatto per portare un abito classico sartoriale in maniera disinvolta.
Assolutamente, è alla portata di tutti e di tutte le imprese.
Cambiano gli obiettivi, i budget, la visione a medio lungo termine, ma l’idea di comunicare attraverso delle storie, di toccare delle corde non solo razionali, deve essere comune. Poi ognuno usa i mezzi più opportuni, quelli più adatti a raggiungere l’obiettivo.
Esistono tantissimi modi per potersi raccontare: dalla voce alla fotografia, passando per i video. Ognuno deve trovare il punto di incontro tra la propria voce e quella del suo pubblico.
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Storytelling e decision maker: chi ha il compito di raccontarsi secondo Cristiano Carriero
Non credi che un’azienda, quando decide di fare storytelling, debba scegliere di spogliarsi di quei costrutti mentali che la rendono asettica (troppo spesso uguale a mille altre aziende) e andare alla ricerca della sua vera essenza? A chi spetta, all’interno della proprietà o della dirigenza, questo ingrato compito?
Non lo vedo come un compito ingrato, sicuramente ci sono dei decision makers in ogni azienda, e devono capire come bilanciare al meglio i fatti con le storie.
Ci sono dirigenti – basti pensare alle più grandi aziende italiane e internazionali, o alla politica – che sono più improntanti sui fatti e altri che invece prediligono le storie.
Prendiamo Marchionne, ad esempio: comunicava spesso attraverso storie che entravano nell’immaginario (ricorderete quella delle “ferie da cosa”) ma poi si attestava sui numeri ed erano numeri che quasi sempre dicevano la verità.




Gli ingredienti dello storytelling efficace
Struttura, mindset, stile, modelli, contenuto. Quali sono gli ingredienti del perfetto storytelling?
Quelli che hai nominato tu sono corretti, aggiungerei obiettivi.
Dove vogliamo arrivare? Che tipo di reazione vogliamo che abbia il nostro pubblico, come si deve comportare? Questo è certamente l’elemento più importante.
Storyteller o imprenditore? Come si definisce Cristiano Carriero
Ti definisci copywriter, storyteller, brand journalist, blogger. È una continua ricerca identitaria o è solo un modo raffinato di indossare un cappello diverso sotto la stessa testa?
Per fortuna ho smesso di cercare la mia identità, da tempo.
Ma non mi piace fare una cosa sola, nel tempo ne ho fatte tante. Ho visto un bel TedX in cui si parlava di multipotenziale, mi ci riconosco molto. Anzi, ti aggiungo imprenditore – che in questo momento è la cosa più difficile che faccio – digital PR, speaker, formatore, autore di romanzi. Forse è proprio la mutlidisciplinarità il vero segreto.
Cristiano Carriero arbitro di calcio
Momento “Affari tuoi”. Fai ancora l’arbitro di calcio? Arbitrare ti ha regalato pagine di esperienza di vita che utilizzi anche nei tuoi lavori di marketing? Il tuo stile è lo stesso di Stefano Accorsi nel film L’Arbitro?
Diciamo che 25 anni di arbitraggio, seppure non ad altissimi livelli, mi hanno aiutato a diventare un professionista più responsabile e un decision maker più efficace.
Dopo tutto questo tempo non ho problemi a prendere una decisione nel più breve tempo possibile, ma con il tempo ho imparato a prendermi il tempo giusto. Di sicuro, ad assumermi sempre la responsabilità delle mie scelte.

Quando è nata la passione per la scrittura
Come e quando hai deciso di fare della scrittura la tua professione? Qual è la storia più bizzarra che ti sei trovato a raccontare?
Credo sia stata una scelta inconscia che ho fatto da piccolo, quando scrivevo temi di italiano o quando tenevo dei quaderni con le cronache di partite che immaginavo.
Ci vuole una forte propensione all’immaginazione per arrivare a fare questo mestiere. E al tempo stesso un grande amore per la pubblicità.
I vecchi spot della Nike mi hanno fatto innamorare di una certa scrittura, ma anche il Cacao Meravigliao ha avuto un ruolo decisivo: una trasmissione che si reggeva su uno sponsor inventato. Questa è la storia più bizzarra e divertente di sempre. Purtroppo, non l’ho raccontata io.
Uno spaccato della comunicazione contemporanea secondo Cristiano Carriero
Di recente ho ascoltato l’intervista di un noto personaggio del marketing italiano. Diceva che le persone non hanno più tempo e voglia di ascoltare. Vogliono invece dire la loro come se fosse un impulso irrefrenabile. La nostra è una società che preferisce l’azione alla riflessione? Sapresti dire perché?
Non credo che la gente non abbia voglia di ascoltare, però è evidente che tutti vogliano dire la loro, anche se noto che stiamo facendo un piccolo passo indietro.
Oggi per dire la propria ed essere anche ascoltati bisogno avere della capacità, diciamo da creator, altrimenti si finisce per parlare da soli o tra simili.
E se questo andava bene ai boomer, oggi nella post social media era, è un po’ passato di moda. Ci vuole una grande attitudine per essere ascoltati, il rischio è quello di parlare da soli e parlarci sopra. Allora forse dovremmo iniziare a parlare meno, e meglio.
Lo sviluppo tecnologico corre sempre più veloce. Per alcuni siamo già dentro la Quinta Rivoluzione Industriale. Abbiamo imparato a convivere con la diffusione di contenuti video in formato breve e a rapido consumo. L’Intelligenza Artificiale reclama ancora più spazio nel mondo della comunicazione. Stiamo scegliendo di delegare alle macchine ciò che vogliamo ascoltare, guardare e – in qualche modo – apprendere? Si sta delineando una sorta di vortice per il quale tra qualche anno sarà impossibile sapere se una creazione sia di origine Sapiens o Robot?
La vedo ancora lontana quella data.
Ci ho scritto una newsletter – si chiama L’ho fatto a Posta [qui il link per l’iscrizione n.d.r.] – e parla proprio dell’incapacità delle macchine di essere ironiche, di fare collegamenti, citazioni, tirar fuori aneddoti personali, in una parola raccontare storie.
Sicuramente l’AI sarà un ottimo strumento di content marketing, dubito possa esserlo anche di storytelling.
Puoi approfondire il Content Marketing qui: Il Content Marketing per le aziende spiegato da un mercante di tappeti
Il futuro dello Storytelling
Il mondo di oggi offre ancora spunti per raccontare storie che vale la pena ascoltare?
Mamma mia, credo proprio di sì! È ancora il migliore di mondi possibili.
Ringraziamenti
Ringrazio Cristiano Carriero per aver condiviso la sua visione dello storytelling con me e i lettori di Facile Web Marketing.
Per entrare in contatto con Cristiano e i suoi progetti di comunicazione è possibile consultare il suo profilo LinkedIn, visitare il sito web di La Content Academy o commentare la sua newsletter L’ho fatto a Posta.