Ricordo bene quella giornata. In un pomeriggio di febbraio Federica aveva risposto al telefono mentre dall’altra parte del filo incalzava una voce squillante. «Salve sono Jordan B. e vorrei organizzare la convention annuale della mia società». Ricordo anche i secondi successivi in cui Federica si è sentita mancare. Da quel momento la nostra vita in ufficio non sarebbe stata più la stessa. Abbiamo iniziato a lavorarci immediatamente. Una serie interminabile di riunioni e incontri interni per definire le richieste del committente. Sapevamo di avere a che fare con un colosso della finanza mondiale ma ancora non ci rendevamo conto delle richieste bizzarre che avremmo ricevuto.
L’entusiasmo non ci mancava. Eravamo tutti elettrizzati e, sapendo di lavorare per un cliente così importante, ognuno di noi era determinato a dare sempre il massimo. Tenevamo puntualmente aggiornati Jordan e il suo management con report preliminari di rara precisione. I nostri Account Manager seguivano il progetto come se stessero accompagnando i propri figli fin sull’uscio della scuola materna. I momenti più difficili si presentavano puntualmente nei fine settimana, quando le telefonate di Jordan erano arricchite da una vena di creatività ed estro incomparabili. Non ho mai voluto intenzionalmente rispondere al perché nei weekend Jordan fosse così inventivo e ispirato.
La sua società, la Stratton Oakmont, era cresciuta in brevissimo tempo. La scalata a Wall Street era stata vertiginosa e senza ritegno. Tutto era stato documentato a più riprese negli speciali su Forbes e nei fascicoli dell’FBI. Jordan e i suoi soci si erano messi in affari arruolando i peggiori malviventi di Brooklyn, e tra loro non mancavano spacciatori di droga. Jordan li aveva istruiti su come vendere pacchetti finanziari “spazzatura” ai pesci grossi di Manhattan. Per tutti era diventato Il Lupo di Wall Street, in realtà per noi era solo un cliente esigente che voleva far divertire i suoi dipendenti alla convention aziendale.
La scelta del concept non era stata poi così difficile. Jordan aveva messo in chiaro fin da subito che il leitmotiv sarebbe stata l’eccentricità. Pretendeva un’esaltazione sontuosa nel più piccolo aspetto dell’evento. Un mix di colori senza il minimo criterio cromatico. Aveva sottolineato più volte che le gare di corsa tra struzzi si sarebbero svolte con i suoi collaboratori sul dorso dei pennuti. Lo dava per scontato. Spesso ci guardavamo con incredulità quando dovevamo rintracciare fornitori pronti a supportarci nell’organizzazione degli spazi e dei materiali. E non sempre riuscivano a recepire le nostre richieste con la stessa serietà con cui venivano illustrate dal nostro operativo.
Devo ammettere che sono stati dei mesi esaltanti. Riuscivamo quasi a non sentire più il peso delle ore di lavoro tanto eravamo carichi di adrenalina per il servizio che avremmo consegnato a Jordan e ai dipendenti della Stratton Oakmont. In quei giorni nessuno di noi poteva pensare che la convention si sarebbe conclusa con l’irruzione in grande stile degli agenti dell’FBI.
Tutti quelli che si trovavano a un raggio di 500 metri dai bagordi del team building furono arrestati. Tutti i beni utilizzati per la realizzazione della convention, sequestrati dall’autorità federale. Ricordo che mi scappò un mezzo sorrisetto quando vidi un poliziotto mettersi all’inseguimento di uno struzzo terrorizzato. I nostri responsabili e tutto il team operativo sono stati chiamati a deporre in tribunale esattamente come sto facendo io.
E questo è tutto quello che posso dire, Signor Giudice.
Un racconto tratto dalla testimonianza di Marco, operativo BCD Meetings & Events coinvolto nella progettazione e realizzazione della convention aziendale per la società di consulenza finanziaria Stratton Oakmont di Jordan B.
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