Stamattina, in una di quelle tipiche code milanesi in tangenziale, la radio mi ha regalato un momento unico: “E ti vengo a cercare” di Franco Battiato. Un brano inarrivabile, capace di trasportarti in una dimensione altra, lontana dal rumore e dall’ordinario.
Mentre ero immerso nella bellezza delle sue parole, un pensiero inatteso ha fatto irruzione nella mia mente. Forse un po’ sfrontato, forse perfino blasfemo per i puristi: Franco Battiato aveva capito più di chiunque altro il senso profondo del branding.
Le parole che svelano il segreto del branding
C’è una strofa in quella canzone che, nella sua semplicità, racchiude un universo:
“E ti vengo a cercare
Con la scusa di doverti parlare
Perché mi piace ciò che pensi e che dici
Perché in te vedo le mie radici“
“In te vedo le mie radici.”
Un’affermazione così intima e potente da scuotere. Oggi chi mai sarebbe in grado di dichiarare questo? Ed è proprio qui che ho intravisto l’essenza del branding: trovare quelle “radici” che connettono un brand al suo pubblico.
Pensiamoci un attimo. Il branding non è solo logo, colori, o slogan accattivanti. È l’arte di scavare nella propria identità, di mettere a nudo valori, visioni e missioni che sono autentiche, genuine, radicate. E quando queste radici emergono in superficie, trovano altre radici pronte a intrecciarsi: quelle delle persone che si riconoscono in ciò che un brand rappresenta.
Connessione Autentica: un esercizio di introspezione
Un brand di successo non vende prodotti. Comunica idee, valori, emozioni. Così come Battiato, non cerca l’approvazione di tutti, ma si rivolge a chi, ascoltandolo, sente di appartenere a quella stessa visione del mondo.
Battiato ha fatto proseliti semplicemente dichiarando apertamente la sua visione del mondo. Tutto qui.
Quando un’azienda riesce a far risuonare il proprio messaggio toccando le corde più profonde delle persone, qualcosa di magico accade: nasce una connessione. Non superficiale, non dettata dal prezzo o dalla convenienza, ma autentica.
Ascolta tutta la canzone E ti vengo a cercare perché è davvero qualcosa di mistico e rilassante allo stesso tempo:
Battiato e il Branding: cosa è successo su LinkedIn?
Riccardo Urso, riflettendo su questa connessione, mi ha fatto notare qualcosa di straordinario. Battiato, con la sua poesia e complessità, ha indotto tanti ascoltatori a interpretare male il senso delle sue canzoni. È facile cadere in questa trappola, leggendo brani come “E ti vengo a cercare” o “La Cura” e pensare che siano canzoni dedicate a una persona amata. Ma spesso i riferimenti erano molto più “alti”, profondi, universali.
Non è forse lo stesso nel branding? A volte i messaggi di un brand, come quelli di Battiato, parlano a un livello che non sempre siamo pronti a cogliere. Ci attraggono per motivi che non sappiamo spiegare del tutto, ma che toccano corde invisibili, primordiali. È questo il vero trabocchetto: pensiamo di parlare con il brand, ma in realtà stiamo riflettendo su noi stessi.
Un insegnamento che passa dalla musica
Flavia Rubino, che sul branding ha una certa esperienza, ha sottolineato come l’opera di Battiato possa ispirare anche il modo in cui le aziende approcciano la customer experience. La cura – sia come concetto che come pratica – dovrebbe essere al centro di ogni interazione tra brand e cliente.
Prova a pensare: se le persone scelgono di legarsi a un brand, lo fanno perché percepiscono un senso di appartenenza, protezione, attenzione. Proprio come “La Cura” di Battiato:
“Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.”
Se i brand sapessero trasmettere questo senso di protezione, questa attenzione, come cambierebbe il rapporto con i loro clienti?
Ecco che Battiato continua a essere preso come fonte di ispirazione per tradurre il senso del branding e provare a portarla su livelli comprensibili (Grazie Battiato, non odiarci per questo ❤️).
Appello a marketer e aziende: meno fuffa e più Battiato
Se le aziende provassero a fare meno marketing fatto di comparazioni sterili e si concentrassero di più sull’approfondire le proprie radici, sarebbe senza dubbio un mondo migliore. Se le aziende smettessero di comunicare semplicemente replicando a stampino quanto fanno i loro competitor, vivremmo in un mondo in cui i brand non cercano semplicemente di vendere, ma di costruire relazioni autentiche.
Perché, alla fine, il branding – quello vero – è come la musica di Battiato. Non si può spiegare: si deve sentire. E non con le orecchie. Il branding lo riconosci. Lo vivi.
E tu? Quali trabocchetti nascondono i tuoi messaggi di branding? Hai mai riflettuto su quanto le tue radici possono risuonare nel cuore del tuo pubblico? Prova a pensarci, magari ascoltando “E ti vengo a cercare.”